Il Giappone ripensa alle portaerei: il caso della Cavour
Il Giappone dovrà rivestire il ponte di volo delle classe Izumo per operare con l’F-35B. La Cavour non necessita di tali interventi.
Le due unità classe Izumo sono grandi come le portaerei che il Giappone ha utilizzato durante la seconda guerra mondiale. Sia la capofila Izumo DDH-183 che la gemella Kaga DDH-184, sono lunghe 250 metri, con equipaggi di 470 marinai ed un dislocamento di 27mila tonnellate, un terzo delle portaerei degli Stati Uniti. L’idea non giunge inaspettata considerando le eccessive dimensioni degli attuali vettori. Negli anni il Giappone ha lavorato per ricostruire la sua aviazione navale: il progetto delle Izumo si ispira chiaramente al trasporto aereo ad ala fissa. Fino a pochi anni fa la riconversione delle due cacciatorpediniere portaelicotteri come vettori per l’F-35B era ritenuta onerosa e politicamente rischiosa. Le due unità della Kaijō Jieitai possono trasportare rispettivamente fino ad un massimo di 28 velivoli a rotore come gli elicotteri antisom SH-60K Seahawk ed i convertiplano V-22 Osprey. Avrebbero teoricamente lo spazio per ospitare lo JSF. Tokyo è particolarmente preoccupata per le crescenti attività aeree della Cina all’estremità meridionale della catena delle isole giapponesi. C’è poi la questione delle isole Senkaku, rivendicate dalla Cina come Diaoyu, nel vicino Mar Cinese orientale. Il Giappone ha una sola base aerea sull’isola di Okinawa, la Naha Air Base, che funge anche da aeroporto civile regionale. La base di Naha ospita 40 F-15J ed è l’unica struttura a difesa dell’intera area meridionale del Giappone. Con delle portaerei in servizio attivo, il Giappone sarebbe in grado di disperdere le proprie forze aeree che non sarebbero più subordinate alle strutture fisse, certamente bersaglio primario durante un conflitto.
Perchè equipaggiare le Izumo con l’F-35B
In base all’articolo nove della Costituzione giapponese, il governo proibisce la costruzione di armi considerate principalmente di natura offensiva, come le portaerei. La classe Izumo non è stata equipaggiata con delle catapulte per lanciare i caccia ne con lo ski-jump per il decollo corto. Tuttavia se opportunamente modificate (a costi esorbitanti), potrebbero trasportare la variante a decollo corto e atterraggio verticale dell’F-35 così da garantire una difesa regionale mobile. L’aggiunta di uno ski-jump non si rende necessario anche se migliorerebbe le prestazioni in decollo dell’F-35B e aggiungerebbe un ulteriore margine di sicurezza.
Tokyo ha già siglato contratti per l’acquisizione di 42 piattaforme tattiche F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale. Qualora il governo giapponese dovesse approvare la proposta di riconversione in “portaerei difensive” (così da aggirare il vincolo costituzionale che vieta i vettori d’attacco), le Izumo dovranno ritornare nel bacino di carenaggio Yokohama per importanti interventi strutturali. L’intero ponte di volo non progettato per resistere alle elevate temperature dei flussi generati per il decollo corto dello JSF, dovrà essere rivestito con lo speciale materiale termoresistente. Dovrà essere riconfigurata l’intera griglia di difesa a corto e medio raggio così da non intralciare le operazioni di volo degli F-35B. La struttura interna delle portaerei dovrà essere riprogettata per ospitare l’intera linea logistica JSF ed ALIS. Il costo complessivo per la riconversione delle due unità classe Izumo, compresa l’acquisizione di 20/26 piattaforme tattiche F-35B (10/12 a vettore) è stimato in 4 miliardi di dollari. L’opzione AV-8B potrebbe essere economicamente valida e non presenterebbe problemi di compatibilità con il rivestimento del ponte di volo, ma non assicurerebbe le capacità tattiche di quinta generazione dello JSF. Da rilevare che la futura forza aerea del Giappone si sta rimodellando sull’F-35A già ordinato. Il Giappone investe poco più dell’1 per cento del suo PIL nella Difesa.
Il problema del ponte di volo: il caso dell’Italia
Lo spazio interno delle Izumo dovrà essere riconfigurato per trasportare l’F-35B, ma il ponte di volo dovrà in ogni caso essere rivestito per garantire le operazioni STOVL dello JSF. Anche l’unica portaerei italiana, la Cavour CVH 550, pensata per ospitare dagli otto ai dodici F-35B, dovrà essere soggetta ad interventi per ospitare lo JSF. Sebbene concettualmente simile all’Harrier, l’F-35B atterra e decolla in modo diverso rispetto al caccia della McDonnell Douglas. L’F-35B in fase di decollo ed atterraggio sul ponte di una portaerei, raggiunge la spinta di 186 kN, vale a dire la stessa energia prodotta dal propulsore con postbruciatore inserito. Il motore più potente mai installato su un Harrier è il Pegasus 11-61/Mk.107, in grado di generare una spinta di 106 kN. Da qui la necessità di rivestire esternamente tutti i ponti delle navi delle marine che ospiteranno l’F-35B. Le modifiche standard comportano l’aggiunta di elementi strutturali intercostali supplementari nei punti di atterraggio, conseguente spostamento degli elementi preesistenti (illuminazione, ventilazione, tubazioni) e riprogettazione di alcuni spazi interni. Imperativo l’utilizzo del Thermion, costoso rivestimento antiscivolo resistente al calore, nei punti strategici ed operativi delle unità. La variante Short Take Off and Vertical Landing dello Joint Strike Fighter è stata presentata per conquistare l’attenzione ed i contratti dei governi che dispongono di portaerei di dimensioni ridotte. Ad oggi, la variante STOVL è stata acquistata da tre paesi: Italia, che ha formalizzato l’acquisto di trenta F-35B, Inghilterra con 138 unità e dal Corpo dei Marine con 350 piattaforme di quinta generazione. L’Australia ha deciso (al momento) di non acquistare l’F-35B per le sue due portaelicotteri d’assalto a causa delle enormi spese necessarie che avrebbe dovuto sostenere per modificare le navi. La Gran Bretagna ha già provveduto ad effettuare le modifiche necessarie sulle HMS Queen Elizabeth e HMS Prince of Wales. La HMS Elizabeth è lunga 280 metri e potrà ospitare 36 F-35B più un gruppo di volo a rotore. La componente aerea sarà schierata entro il 2018, mentre il primo pattugliamento operativo avverrà nel 2020. 18 mesi più tardi entrerà in servizio anche la HMS Prince of Wales. Infine l’Italia. Dei 15 F-35B previsti per la Marina (ed altri 15 per l’Aeronautica), tre saranno permanentemente destinati negli Stati Uniti per operare presso l’Integrated Training Center. La Portaerei Cavour, unità da 28 mila tonnellate varata nel 2004, è stata progettata ed impostata quando il programma JSF era nella fase iniziale, motivo per cui non erano ancora disponibili tutte le necessarie informazioni sul nuovo aereo. Secondo lo Stato Maggiore della Marina, lo spessore della lamiera del ponte di volo della Cavour è superiore a quello delle navi anfibie americane soggette ad interventi di rivestimento. Caratteristica non trascurabile in considerazione delle ben più alte sollecitazioni che subirà il ponte di volo con l’imbarco del JSF rispetto alle operazioni con l’AV-8B Plus. Si ignorano, però, i tempi ed i costi dei necessari lavori di adeguamento interno, non ancora iniziati.
Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/giappone-ripensa-portaerei-caso-cavour-1477769.html