Sabato scorso a Ghedi – (Brescia) si è svolta una colorata manifestazione con circa mille partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, festosamente accompagnata da striscioni molto ben disegnati, bandiere e musica con canzoni antimilitariste.
La manifestazione è stata organizzata dal “Forum contro la guerra” e da “Donne e Uomini Contro la Guerra” di Brescia.
La giornata a Ghedi si è divisa in due tempi con tre obiettivi.
La prima parte si è svolta con un corteo che, dalle 13:30, si è snodato lungo le vie della cittadina per giungere fin davanti alla unità produttiva della RWM di proprietà della Rheinmetall, la multinazionale tedesca che ovviamente non fabbrica queste bombe in Germania preferendo il più compiacente atteggiamento nostrano.
Il corteo non voleva solo protestare contro la RWM le cui bombe vengono sganciate sulle inermi popolazioni dello Yemen (in un solo anno di guerra 9136 morti di cui 2221 bambini, 16669 feriti di cui 1980 bambini, 330582 abitazioni distrutte, 2,4 milioni di sfollati); ma anche contro il complesso militar-industriale italiano che negli ultimi anni ha avuto un incremento dell’esportazione caratterizzato da una progressione quasi geometrica: basti pensare che le autorizzazioni alle esportazioni belliche rilasciate dal Governo italiano nel 2014 erano di 2,6 miliardi, nel 2015 di 7,9 e nel 2016 di 14,6 miliardi di euro.
Questo, quindi, il primo obiettivo della giornata di protesta di sabato .
Il secondo obiettivo era contestare la base nucleare di Ghedi: alle 15 i manifestanti si sono trasferiti davanti all’aeroporto dove sono stoccate almeno 20 bombe all’idrogeno B61, presto sostituite dalle più potenti B61-12 da montare sui micidiali caccia F35. Le autorità locali e nazionali e quelle militari negano la presenza e la pericolosità delle bombe nucleari nonostante dall’America giungano testimonianze in senso contrario da autorevoli scienziati e da esperti e studiosi di questioni militari.
Anche in questo caso la protesta non si è limitata al solo sito di Ghedi ma ha chiesto la eliminazione di tutti i 70 ordigni atomici esistenti in Italia, in particolare ad Aviano, dove sono stoccate bombe all’idrogeno e la verifica che negli undici porti italiani dove attraccano navi e sommergibili a propulsione atomica USA e NATO siano davvero sguarniti di missili con testate nucleari.
Le proteste e le richieste dei manifestanti erano rafforzate dal fatto che l’Italia ha finora rifiutato di sottoscrivere, al pari degli altri paesi NATO, il “Trattato per la proibizione delle armi nucleari” varato il 7 luglio scorso da 122 paesi dell’ONU.
E’ stato ribadito più volte che l’ostinazione dei governi italiani nel mantenere senza tentennamenti l’opzione nucleare, anche se sotto la veste della “Condivisione nucleare NATO” e della “Doppia Chiave”, è terrificante e criminale se teniamo conto di come una guerra, con ordigni fissili e a fusione, in un mondo che detiene 15400 bombe atomiche, sarà l’ultima guerra perchè non solo l’umanità ma ogni forma di vita scompariranno dal pianeta.
Il terzo obiettivo sotteso e dichiarato nel corso della giornata è stato quello di denunciare le guerre che l’Italia da decenni ha condotto e conduce in molti paesi paesi del mondo. Per dare un’idea dell’impegno militare italiano all’estero basta ricordare che l’esercito italiano ha 37 basi all’estero dislocate in 23 paesi. Allo stesso tempo è stata più volte ripetuta con forza la richiesta che vengano chiuse tutte le basi straniere in Italia.
Le adesioni alla manifestazione fra organizzazioni politiche, associazioni e personalità sono state un centinaio. I presenti in piazza provenivano da varie località italiane, da Varese e Milano gli attivisti hanno organizzato pullman.
Diversi sono stati gli interventi in rappresentanza delle molteplici sensibilità del variegato mondo pacifista e antimilitarista, ricordiamo in particolare gli interventi di attivisti-esperti come il fisico Angelo Baracca, Alfonso Navarra dei Disarmisti Esigenti, Giovanna Pagani (WILPF), il sacerdote Fabio Corazzina di Pax Christi.
Il prossimo appuntamento sarà ad Aviano, davanti alla base nucleare USA, il 18 di Marzo, questo l’invito pervenuto dagli attivisti locali alla fine della manifestazione, invito che si accorda pienamente con le intenzioni del Forum Contro la Guerra: estendere la mobilitazione di base contro queste strutture di morte che secondo il nuovo Trattato dovrebbero essere chiuse definitivamente.
Donne e Uomini contro la Guerra – Brescia – Ghedi
Forum Contro la Guerra Ghedi, 22.01.2017