L’Italia neghi le basi per i raid in Siria
Tommaso Di Francesco Il Manifesto EDIZIONE DEL 12.04.2018
https://ilmanifesto.it/litalia-neghi-le-basi-per-i-raid-in-siria/
«Nessuna base in Italia per la nuova guerra “intelligente” di Trump e Macron»: questa dovrebbe essere la posizione del nostro Paese di fronte al brutto vento che tira nel Mediterraneo orientale, per una guerra quella in Siria, aizzata nel 2011 dall’asse degli «Amici della Siria» che, non contenti del disastro provocato finora che avrebbe dovuto sortire lo stesso effetto «riuscito» della Libia, rilanciano ora quasi la stessa coalizione di guerra di cinque anni fa.
Pronti a colpire in Siria obiettivi militari di Assad, difficilmente distinguibili però da quelli di Russia e Iran che lo sostengono in armi, come dimostra l’uccisione – certo mirata – da parte del raid israeliano che ha colpito una base siriana provocando 14 vittime tra cui quattro consiglieri di Teheran.
Nessuna base in Italia – non basta dire italiana – perché la configurazione geostrategica della penisola, piena zeppa di basi militari Usa e Nato, dice che oggettivamente è già coinvolta e lo sarà ancora di più nello scenario di un conflitto che rischia di deflagrare ed estendersi nel Medio Oriente in macerie.
Deve dire di no all’uso di base militari in Italia per colpire la Siria, il governo Gentiloni rimasto in carica per il disbrigo degli affari correnti, perché partecipare ad una guerra, anche «solo» concedendo la disponibilità delle basi, operative o logistiche, non è affare che può essere etichettato come «disbrigo degli affari correnti». Che pretende il ruolo del Parlamento e di un governo effettivo. Altro che Commisione speciale.
Dovrebbe dire di no anche il variegato schieramento dei partiti alla seconda consultazione dal presidente Mattarella dopo il voto di più di un mese fa. Per la quale consultazione le chiacchiere stanno a zero.
Ma potrebbe essere l’occasione, dopo le ambiguità e le promesse della campagna elettorale, per parlare finalmentre di contenuti di governo.
Così l’ipotesi ventilata dal M5 Stelle del famoso «contratto» – malamente paragonato a quello di Cdu-Csu e Spd per la Grosse Koalition tedesca – con dentro i contenuti del probabile accordo da proporre in modo «paritario» a Salvini-Meloni-Berlusconi o al Pd, potrebbe uscire dalle nebulose.
Per contenere la cosiddetta lealtà al fronte occidentale, come da rassicurazioni di Di Maio e Salvini in reiterata missione all’ambasciata Usa, oppure il rifiuto a partecipare all’ennesima guerra scellerata che andrebbe ad aggiungersi ad un conflitto armato che finora ha fatto 400mila vittime e milioni di profughi.
Soprattutto perché la guerra che si annuncia dai due «giustizieri», entrambi con esperienza imperiale e coloniale, come vendetta bellica per le presunte responsabilità di Damasco nell’uso di armi chimiche, proprio mentre Assad sta vincendo la guerra ed è sotto i riflettori del mondo, serve a Trump come distrazione.
Dal fatto che è braccato in patria per la vicenda «Russiagate»; e se bombarda, di quello parleranno i media invece che di pornostar, e poi andrebbe a colpire interessi strategici della Russia.
Insomma sarebbe una prova di smarcamento e «indipendenza»: first America.
Anche per Macron è una distrazione, dal legame fortissimo con gli interessi dell’alleato Arabia saudita – viene in mente chissà perché Sarkozy con Gheddafi – e dalla prima vera crisi sociale e politica che lo investe in questi giorni.
Un intervento motivato da entrambi per punire la Siria, come se il ruolo dell’Europa e degli Stati uniti in primis non l’avesse già distrutta abbastanza. E che dal punto di vista militare non fiaccherà certo Damasco, ma che Trump deve fare a tutti i costi con il soccorso di Macron – Londra sembra guardinga – e sotto impulso di Israele, perché lo ha annunciato e non può perdere la faccia.
Magari non entro 24-48 ore come ha proclamato tronfio ma, dopo lo scontro all’Onu, aspettando l’inchiesta dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) sul campo.
Ma se intanto ci sarà il bombardamento su obiettivi siriani, stavolta la vicenda promette il peggio.
Perché la Russia minaccia di reagire colpendo mezzi e basi di lancio degli eventuali bombardamenti.
Siamo a quanto pare all’addio alla guerra per procura e all’appalesarsi di un confronto bellico diretto nell’area. Che non tarderà ad espandersi.
E l’Italia mediterranea, se coinvolta, è davvero a un tiro di missili.
Vedi anche:
Trump tira fuori i missili smart. Opac: «Dateci un mese»
https://ilmanifesto.it/trump-tira-fuori-i-missili-smart-opac-dateci-un-mese/
Francia e Gran Bretagna sull’attenti per sostenere l’attacco americano
https://ilmanifesto.it/lattacco-in-siria-si-precisa/
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SULL’USO DEI GAS CONTRO LA POPOLAZIONE SIRIANA:
Da: <oliviapastorelli@libero.it>
Date: 11 aprile 2018 00:51
Oggetto: Fwd: Suspected Chemical Attack on Douma City
Questo è l’ultimo rapporto del Violations Documentation Centre e riguarda l’ultimo sospetto attacco chimico su Douma. Il Violations Documentation Center ha una storia che testimonia della sua affidabilità e della sua coerenza. E’ stato fondato da Razan Zaitouneh, avvocatessa e attivista per i diritti umani, premio Sacharov per i diritti umani del Parlamento europeo, premio Petra Kelly dei Verdi tedeschi. Accusatrice implacabile delle violazioni dei diritti umani da parte del regime, è stata sequestrata a Douma nel dicembre 2013 insieme ad altri tre attivisti del VDC con ogni probabilità ad opera di Jaysh Al Islam perché Razan e la sua associazione stavano aprendo un file sulle violazioni dei diritti umani nelle carceri islamiste. Di lei e dei suoi compagni non si è più saputo nulla. La tesi di questo rapporto su Douma è che la combinazione tra distruzione di ambulanze e centri medici per impedire il soccorso, utilizzo massiccio di barili bomba che spingono le persone a cercare riparo in rifugi sotterranei e utilizzo di armi chimiche si è ripresentato costantemente sugli scenari siriani. In allegato la traduzione in inglese.
Olivia Pastorelli
Suspected Chemical Attack on Douma City
http://vdc-sy.net/suspected-chemical-attack-douma-city/
Timeline of Events
Saturday, April 7, 2018 at approximately 12pm: A Red Crescent center in Douma is targeted with two guided missiles and several barrel bombs. The center is immediately rendered out of service and ambulances are destroyed. The only remaining service for transporting the wounded in Douma is the civil defence. Syrian warplanes continue to drop barrel bombs that disrupt the travel of civil defense vehicles and rescue teams who are transporting the wounded due to lack of ambulance services.
Majed Kamel (pseudonym), a member of the Red Crescent in Douma, told the VDC:
“At around 12pm on Saturday, April 7, the Red Crescent center in Douma was targeted with two missiles via an air raid. The center went out of service completely and the ambulances were destroyed. These were the last ambulances available in Douma. We began to rely on the civil defence’s vehicles to rescue the wounded.”
Saturday, April 7, 2018 at approximately 4pm: The Syrian air force targets Saada Bakery on Omar Ibn Al-Khattab street in with an airstrike suspected to have contained poisonous gas.
Said Rajeh (pseudonym), a member of the civil defence civil defense crews, told the VDC:
“At the start of the chemical attacks, the smell of chlorine reached the center of the city of Douma. We could not determine the area where the chlorine rocket had fallen. Dead bodies were on the streets, the wounded were bleeding badly, and the medical crews were not sufficient for the large amount of cases.”
“We later discovered the bodies of people who had suffocated from toxic gases. They were in closed spaces, sheltering from the barrel bombs, which may have caused their quick death as no one heard their screams. Some of them were apparently trying to reach an open space because we found their bodies on the stairs.”
Saturday, April 7, 2018 at approximately 7:30pm: The Syrian air force targets Martyrs’ Square near the Numan Mosque in Douma with an airstrike suspected to have contained poisonous gas.
Dr. Jamal Rafie (pseudonym), told the VDC that the symptoms that he saw on patients “do not resemble chlorine attack symptoms. Chlorine alone cannot induce such symptoms because while it does cause suffocation, it does not affect the nerves. There were symptoms indicative of organic phosphorus compounds in the sarin gas category. But the smell of chlorine was also present in the place.”
Dr. Mohammed Kuttoub from the Syrian American Medical Society (SAMS) told the VDC that his colleagues in Eastern Ghouta saw symptoms on people that include: “pinpoint pupils, slow heartbeat, slow breathing, heavy foaming from the mouth and nose, and the burning of the cornea in some cases.”
The Violations Documentation Center (VDC) suspects that this attack was deliberated to inflict as much possible damage on civilians. The Syrian government effectively made it very difficult for the resident population to reach ambulances and rescue teams, forced residents to seek shelter from heavy barrel bomb attacks, and then carried out airstrikes suspected to have contained poisonous gas. The VDC notes that such an attack scenario has been repeated in circumstances where chemical weapons have been used, and which includes the VDC’s recent documentation of the suspected chlorine and napalm attack on the town of Al-Shayfouniya.
Recommendations:
The Chemical Weapons Convention (CWC) that was signed by the Syrian government in September 2013 prohibits the use of toxic chemicals, such as chlorine, to kill or injure. Furthermore, international humanitarian law and laws of war applied in Syria prohibit the use of chemical weapons and consider the use of prohibited weapons, whether intentionally or recklessly, to be a war crime.
The VDC calls on the United Nations, the Human Rights Council and the Office of Humanitarian Affairs to seriously consider these violations of UN resolutions, international law and the CWC. Furthermore, the VDC calls for an independent international investigation to consider the recurrence of these violations and to take all necessary steps to protect civilians in Syria and to provide them with all needed assistance in their places of residence.
We urge countries to take all necessary steps to ensure the protection of civilians, including acting together outside the UNSC as this entity has proven ineffective when it comes to ensuring that IHL is upheld in Syria.
Siria Violations Documentation Centre http://vdc-sy.net/en/
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«Perché mai Assad avrebbe dovuto usare il gas»
https://ilmanifesto.it/%E2%80%8Eperche-mai-assad-avrebbe-dovuto-%E2%80%8Eusare-il-gas/
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Attacco chimico a Douma: le accuse dell’OMS di Ginevra contraddette dagli operatori dell’ONU in Siria (e dalla Mezzaluna); oltre che dagli esperti russi. Quali sono allora le fonti dell’OMS?
ATTACCO CHIMICO A DOUMA: L’OMS DI GINEVRA CONTRADDETTA DALL’UFFICIO LOCALE DELL’ONU IN SIRIA (E DALLA MEZZALUNA) !
Non è la prima volta che all’ONU la mano destra non sa cosa fa la sinistra, ma alle soglie di una possibile guerra devastante, le agenzie onusiane dovrebbero fare più attenzione alle loro dichiarazioni, che rischiano di legittimare le follie di Trump, Macron, Erdogan e Asse delle guerre assortito. Ecco cos’ha fatto l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità)
Atto primo.
Ad alcuni giorni dal presunto attacco con armi chimiche a Douma, denunciato con vari video da ONG mediche pro-opposizione armata (fra cui la Syrian-American Medical Society, l’UOSSM e i White Helmets), l’11 aprile 2018 il vice-direttore generale per le emergenze dell’OMS, Peter Salama (australiano), ha pensato bene di dare credibilità a queste fonti davvero dubbie.
E in un comunicato che non appare (più?) sulla prima pagina del sito ma che è stato rilanciato da tutti i media a livello planetario, Salama ha dichiarato: “Secondo i partner dell’Health Cluster, a Douma 500 persone sono state accolte da centri medici durante i bombardamenti, con sintomi di esposizione ad agenti chimici altamente tossici, fra cui irritazione delle mucose , problemi respiratori, disturbi del sistema nervoso centrale. (…) Oltre 70 persone che si trovavano in un sotterraneo sarebbero decedute, 43 di loro con sintomi da esposizione ad agenti chimici tossici. Sarebbero state colpite anche due strutture mediche. (…) L’OMS, indignata per queste immagini orrende e le notizie che arrivano da Douma, chiede un accesso senza restrizioni all’area per recare aiuto ai colpiti e valutare l’impatto sanitario (…)”.
Dunque, l’OMS non ha personale sul posto. La sua fonte è questo Health Cluster, nel gergo onusiano un insieme di attori medici o per i diritti umani, sia ONU che ONG. In occasione di altre denunce (per la serie: 100 ospedali bombardati), l’ufficio stampa dell’OMS ci aveva risposto vagamente che le sue fonti nelle aree controllate dall’opposizione erano “partner locali”… Ovviamente, organizzazioni accreditate dai gruppi armati. Rimane la domanda: qual è la fonte dell’OMS in questa occasione?
Atto secondo.
Poche ore dopo, il luogotenente generale della Federazione russa Victor Poznikhir ha tenuto un briefing nel quale, oltre a spiegare che i militari russi continuano a lavorare per il rilascio di ostaggi detenuti dal gruppo Jaysh al Islam (Esercito dell’islam) a Ghouta, e che già 60.000 residenti sono tornati a casa, ha spiegato quanto segue (nostra traduzione dal russo con google):
“Attualmente, i residenti della Ghouta orientale ricevono la necessaria assistenza umanitaria, sia attraverso l’ONU che attraverso il Centro russo per la riconciliazione delle parti in guerra. (…) Gruppi armati illegali che operano nell’est Ghouta hanno ripetutamente tentato di organizzare provocazioni con il presunto uso di sostanze chimiche tossiche per accusare le truppe del governo siriano di usare armi chimiche. (…) Un esempio è la scoperta del 3 marzo in uno dei tunnel sotterranei della città di Khazram, un laboratorio di militanti per la fornitura di munizioni per la produzione artigianale con sostanze velenose. Dall’inizio dell’operazione umanitaria nell’Est Ghouta, i terroristi non sono stati in grado di organizzare alcun cosiddetto “attacco chimico” contro i civili. Ma il 7 aprile, è stato fatto l’ultimo tentativo di fabbricare false prove del presunto uso da parte delle autorità siriane di sostanze velenose nell’est Ghouta. (…) Il 9 aprile, specialisti militari russi nel campo delle radiazioni, difesa chimica e biologica, così come medici militari sono arrivati direttamente sul sito del presunto incidente filmto dagli Elmetti bianchi. (…) Esaminando i pazienti e intervistando il personale medico hanno scoperto che nessuna delle vittime con sintomi di sostanze avvelenanti come il sarin e il cloro è stata ammessa all’istituto medico. (…) Lo staff medico e gli abitanti locali non hanno informazioni sui possibili luoghi della loro sepoltura. A questo proposito, le dichiarazioni rese oggi a Ginevra dal rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’australiano Peter Salama, sulle presunte 500 vittime di sostanze tossiche nella Duma, sono di estrema preoccupazione.”
Nelle ultime ore abbiamo contattato i rappresentanti della Mezzaluna Rossa siriana e l’ufficio locale del coordinatore delle Nazioni Unite in Siria, che partecipano attivamente alle operazioni umanitarie nell’Est Ghouta per localizzare queste vittime. Nessuno di loro ha riscontri circa le denunce espresse dal rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se i rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità vogliono davvero capire questa situazione, li invitiamo nella Ghouta Orientale e siamo pronti a fornire sicurezza e tutte le condizioni per il lavoro.
Nonostante i numerosi appelli dalla Russia, la dirigenza dell’OMS non ha fornito alcuna informazione o spiegazione su questo problema. Pertanto, tali dichiarazioni irresponsabili da parte di un alto rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non solo screditano l’organizzazione, ma contribuiscono anche a un nuovo ciclo di escalation della situazione con conseguenze difficili da prevedere, per la popolazione siriana in primo luogo.
A differenza dell’OMS, il 10 aprile l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha preso la decisione formale di inviare una missione speciale alla città di Douma per condurre un’indagine obiettiva. Da parte nostra, riaffermiamo la nostra disponibilità a garantire la piena sicurezza degli specialisti OPCW nella città della Duma e di creare tutte le condizioni per la loro attività di ispezione”. Il militare russo ha ricordato che diversi gruppi hanno deposto le armi nel quadro del lavoro del Centro russo per la riconciliazione, precisando poi: “La situazione nella città di Raqqa rimane preoccupante. Invece di dichiarare di voler lanciare attacchi missilistici contro la Siria, gli Stati Uniti avrebbero dovuto impegnarsi nella ricostruzione della città in rovina e fornire assistenza alla popolazione”.
Marinella Correggia, 11.04.2018